In questa Avvertenza
Croce commenta brevemente le tre parti del libro: I. Estetica; II. Logica ed etica;
III. Eternità e storicità della filosofia. I contenuti sono dunque vari e toccano tutte le discipline da Croce trattate,
sicché inoltrarsi in questi saggi è un po’ come inoltrarsi nel mare, quando fa
caldo come adesso, traendone il rinfresco e la voluttà dell’immergersi in un
elemento limpido e delizioso, che accoglie e risana dai morbi di cui è
ammorbata l’arzigogolata e pretenziosa filosofia attuale, dove gli autori
cercano di imporsi al lettore a forza di brillanti variazioni, pseudomisteri e
toni oracolari, invece di accoglierlo, ragionare con lui pacatamente e guidarlo
da amico sugli impervi sentieri della ricerca filosofica, così come fa Croce.
La ricchezza e varietà di questo libro non devono dunque spaventare: sono doni
preziosi offerti graziosamente: quante cose chiariscono, che tanti desiderano
capire! In fondo a questi così diversi scritti scorre, come un vasto fiume, un
senso unitario ed epocale in cui essi confluiscono appunto come affluenti di un
fiume.
Ora, qual è questo senso unitario ed epocale
che scorre maestosamente sotto tutte le opere di Croce? Croce lo ha spiegato e
lumeggiato in tutti i modi ed esso splende nelle sue opere come un sole. Ma è
stato mai capito? È stato mai veramente capito Croce? Croce è stato certo
commentato a iosa, in bene e in male, ma è stato più frainteso che capito,
sicché si capisce che Nietzsche, per esempio, a un certo punto non volesse più
essere conosciuto, dato che ciò avrebbe significato essere frainteso. Frainteso
è stato Croce, tanto per cominciare, nel suo famoso saggio Perché non possiamo non dirci cristiani. Esso è stato infatti
inteso come una correzione di buonismo e di calore all’arida e fredda laicità
altrimenti sostenuta, mentre rappresenta la pietra miliare di tutta la missione
filosofica di Croce, che comprende sì l’amministrazione e trasformazione della
grande eredità degli idealisti, ma non si limita ad essa. Croce non è un
protagonista dell’età moderna, è l’apostolo di essa. Egli ha colto la più
profonda esigenza che il tramonto sostanziale del cristianesimo, consumatosi
alla fine del medioevo, comportava: il rinnovamento della spiritualità
cristiana in altra forma, cioè in forma laica ma non per questo inferiore per
ispirazione ed entusiasmo allo spirito cristiano. Perché, è chiaro che lo tsunami
laico, critico-scettico-distruttivo, è il primo maxifenomeno provocato da tanta
rovina. Montaigne e gli altri moralisti francesi ne sono chiari esempi. Ma
l’uomo ha un bisogno ineludibile della più alta spiritualità, diciamo pure che
non può vivere senza religione. Esauritasene una, deve succederle un’altra. Ma
per edificare una nuova religione non basta criticare l’antica. Non basta
capire, come solo Croce ha così ben capito, i progressi in senso laico che gli
eventi capitali della storia dell’epoca rappresentano, come quando per esempio
dice: “il Rinascimento cercò l’antichità greco-romana e trovò la realtà e la
natura, e la Riforma cercò il cristianesimo evangelico e trovò il libero
pensiero e la critica”. Occorre passare a una religione che abbia la stessa
potenza spirituale di quella mitologica antica, il che non era e non è ancora
oggi un compito facile.
Il primo a varare una vera e propria
religione laica, immanente, la religione dell’amore per la vita caduca, per
“l’oro prezioso dell’essere”, come dice un poeta sconosciuto (Antonio Di Nola
dell’università di Salerno), era stato Nietzsche, in particolare nello Zarathustra. Ma Nietzsche non si era
reso pienamente e fermamente conto di questa sua altissima missione, che dava
senso unitario all’età moderna e costituiva l’approdo del processo che fino a
lui si era svolto sui due versanti, quello laico-scettico appunto (Montaigne,
Spinoza ecc.) e quello conciliante col passato (Cartesio, Malebranche, Leibniz,
Hegel ecc.); poi, incattivitosi col cristianesimo, era sceso ad affrontarlo in
un dubbio duello personale, invece di proseguirne il superamento sull’alto
cammino dell’affermazione tragica zarathustriana.
Questa nuova religione è il destino
dell’Occidente. Ma essa non si afferma da sola. Si afferma grazie ai suoi
apostoli, alcuni dei quali sono stati Bruno, Spinoza, Goethe e Bertrand
Russell. Ma l’apostolo di essa, preminente per chiarezza e sicurezza di sé, è
stato appunto Croce, con la sua religione dello Spirito, dei valori nel loro
continuo farsi storico. Ciò soprattutto egli dice nel suddetto saggio (Perché ecc.) e ciò ribadisce in questi Ultimi saggi, in particolare nelle due
parti di Le due scienze mondane,
l’Estetica e l’Economica, e nell’indirizzo inviato al sesto Congresso
internazionale di filosofia di Cambridge, Mass., nel settembre 1926, Punti di orientamento della filosofia
moderna.
Ma affluenti di questo gran fiume sono, come
abbiamo detto, tutti gli altri saggi, di esposizione e delucidazione dei tanti
problemi che questo maestoso movimento moderno ha suscitato sul suo cammino, e
capolavori artistici oltre che filosofici sono certe trattazioni, come per
esempio La grazia e il libero arbitrio,
L’apoliticismo (la questione
dell’intellettuale organico), Ciò che la
filosofia non deve essere: la filosofia tendenziosa, mentre esempi preclari
della sua generosità e giustizia sono altri saggi, come la rivalutazione
dell’estetica di Schleiermacher e le note in margine al “Vom Kriege” di Clausewitz. Esempi della sua energia combattente
sono infine la sua avversione alle teorie del comico, alla filosofia della
natura, all’unità panlogistica di Hegel, alla filosofia accademica e alla
figura pagliaccesca del “filosofo” di vecchio stampo. Anche in filosofia,
credetemi, si può andare al mare a rinfrescarsi. Andate, cari lettori, al mare
con Croce.
Sossio Giametta