Siamo
nel tempo che passa e s’incunea sottopelle – nel percuoterci attraverso la
pervasività dei media – s’articola come destituzione di una deambulazione di
pensiero, in quel salto generazionale, di crescita improvvisa che Enzo Mari,
designer e teorico che pone l’etica come obiettivo dei suoi progetti, individua
come parte integrante della contemporaneità, nelle nascite che oggi sono già
come uno stadio di morte, usando espressioni forti – dunque, affronta quel
passo che oggi porta il bambino dalla nascita ad un saltare tappe importanti
della sua esistenza.
Nel
tempo della tecnica come «ristagno sociale» (1), l’evoluzione scientifica
sembra ulteriormente confermare l’approccio teorico di Jean-François
Lyotard (2) ponendosi
come scienza del linguaggio; l’odierna scienza altro non sarebbe che una
continua ricerca sul linguaggio ed il controllo di esso sarebbe il luogo dove
si determinerebbero i detentori del potere.
Ponendo
il discorso nell’ottica di una scienza come linguaggio, l’introduzione di
ulteriori sviluppi tecnologico-mediatici nell’ambito dell’infanzia, riporta il
discorso sull’annullamento dello sforzo immaginativo – avvertimento già
lanciato da Enzo Mari, da tempo attivo nel campo dell’infanzia e della sua
restituzione al luogo del sognare – che si realizza facendo leva
sull’intorpidimento, sulla narcosi
mcluhaniana (3) da estensione mediatica, da autoamputazione come protezione
da uno shock; per cui il bambino che
si relaziona, interfacciandosi con l’estensione di parte di sé, in quanto media
il robot-nascondino si pone come estensione del soggetto, in un’età che
s’innesta come punto nevralgico dello sviluppo psichico, fa in modo che il
bambino corra il rischio di relazionarsi con un discorso che è Altro che non
può fornire al bambino né lo sforzo immaginativo né la condizione partecipata
di un messaggio che al soggetto ritorna, alienando proprio il messaggio, in
quel punto in cui l’inconscio dovrebbe strutturarsi come «discorso
dell’Altro [...] il soggetto non può cogliere nulla se non la soggettività
stessa che costituisce un Altro in assoluto» (4).
Giocattoli
intelligenti per derubarci dei nostri stessi sogni.
Francesco Aprile
(1)
Russell, B.,
Autorità e individuo, Longanesi,
Milano 1980.
(2) Lyotard, J. F., La
condizione postmoderna, Feltrinelli, Milano 2010, pp. 9, 10, 14: «Il
sapere scientifico è una specie di discorso. Si può dire che da quarant’anni le
scienze e le tecnologie di punta vertano sul linguaggio: la fonologia e le
teorie linguistiche, i problemi della comunicazione e la cibernetica, l’algebra
moderna e l’informatica, gli elaboratori e i loro linguaggi, i problemi di
traduzione dei linguaggi e la ricerca di compatibilità fra linguaggi-macchina,
i problemi di memorizzazione e le banche dati, la telematica e la messa a punto
di terminali intelligenti, la paradossologia, e l’elenco non è esaustivo. [...]
Come gli Statinazione si sono battuti per dominare territori [....] è
ipotizzabile che in futuro essi si batteranno per dominare l’informazione».
(3) MCLUHAN, M., Gli
strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano 2008, p. 59: «Il principio
dell’autoamputazione come sollievo immediato alle tensioni del sistema nervoso
centrale si applica facilmente alle origini di tutti i media di comunicazione,
dalla parola al calcolatore».
(4) Lacan, J., Scritti. V. 1, Einaudi, Torino 2002, pp. 12, 16.