Una caffetteria qualunque, in una città qualunque. Una donna, tazza di latte caldo tra le mani, aspetta, serena.
-Oh mamma, temevo di non trovarti più!
-Cara, convivo con i tuoi ritardi dai tempi del ginnasio. Siediti, ti ordino un caffè.
-Questa volta la colpa non è mia. Se quella iena della mia vicina di casa non morisse d'invidia per il mio volto senza rughe certamente m'avrebbe dato una mano nel trasloco, e non sarei qui ora, stressata come sono, e in ritardo, per giunta. Suo marito, invece, che galantuomo! Lui mi avrebbe aiutata di certo.
-Hai mai provato ad essere più indulgente nei confronti del nostro sesso?
-Non posso. Non posso esserlo. Soprattutto ora che leggo Simmel. Lui sì, che parla chiaro:
l'uomo è transitivo, la donna intransitiva, ergo: noi interiorizziamo, loro vivono. Logico il loro mondo, irrazionale il nostro. Ah, fossi nata uomo!
-Calma, calma. Cosa vai farneticando? Le tue conclusioni sono affrettate, incompiute. Se dell'analisi simmeliana si volesse fare uno strumento per tessere le lodi ora di un sesso, ora dell'altro, allora potrei dirti che gli uomini, da esseri transitivi, vengono al mondo già intossicati dalla smania di dominio sull'oggetto, mentre le donne, esseri incantevoli in quanto intransitivi, sopportano assai più facilmente gli affanni della vita perché impegnate, sin dalla nascita, nel ben più nobile viaggio verso se stesse.
Ma non è qui che voglio arrivare. Queste sono solo fantasticherie. Parlami di persone piuttosto, non di uomini e di donne.
-Ecco si, fatti la platonica, vai pure dicendo in giro che la differenza che intercorre tra un uomo ed una donna è uguale a quella tra un calvo ed un capellone: nessuna.
-Continua tu, piuttosto, a farti l'aristotelica. Cosa siamo noi, terreno e semente? Che gusto ci provi nello sputare addosso alle donne? Meglio Carla Lonzi, a questo punto.
-...che sputava addosso ad Hegel.
-Si, esatto.
-Amica mia, non cambierai mai.
-Ieri sera a teatro hanno messo in scena la Lisistrata, che meraviglia.
-Credi ancora nelle donne al potere? Un caffè, per favore!
-Credo nel potere delle donne. Credo a Salvatore Morelli. Voglio sperare che le donne, se fornite degli strumenti idonei, sapranno fare della propria curiosità scienza e della propria scienza un giusto governo per la società. Voglio credere che esista un'alternativa a quel mondo fatto dagli uomini e per gli uomini di cui parlava la Fallaci.
-Perché non trasferirti nella giungla della Malesia, a vivere con le matriarche?
-Perché non prendi mai seriamente quello che dico? Eppure le lacrime della Fornero mi danno ragione.
-Hai scelto l'esempio sbagliato. Classica dimostrazione di femminea debolezza.
-Ma piantala! Il binomio lacrime-debolezza è quanto di più scontato si possa concepire.
Domandiamoci, piuttosto, perché abbia pianto. Con l'inflazione che ci tormenta, che un ministro si commuova nel parlare di deindicizzazione delle pensioni, non può che sollevarci.
-Capirai, che grande aiuto...
-Potrebbe essere il segnale di un disaccordo della Fornero rispetto alle scelte del governo tecnico.
-Ottimo! I disaccordi sono proprio quello di cui l'Italia ha bisogno.
(erika sorrenti)
Qualche tavolino più in là. Un uomo sui quaranta andante confonde il segno dei suoi baffi in una tazza di latte e cacao.
-Amico mio, cosa fai lì quatto quatto?
-Cerco di trattenere una piccola, irrequieta verità, che prova a strillare a squarciagola. Avanti, siedi, mi fai girare la testa.
-Prendo un caffè, tu?
-Il caffè incupisce, lo sai.
-Già, e il tè fa bene solo la mattina. Risparmia al tuo stanco amico i motivi della tua accortezza. Ma dimmi, cosa ti disturba? Cameriere, caffè!
«le lacrime della Fornero mi danno ragione…Con l'inflazione che ci tormenta, che un ministro si commuova nel parlare di deindicizzazione delle pensioni, non può che sollevarci»
-Capisco. Speriamo che il latte scotti abbastanza da frenare la tua lingua e la tua “verità”. Pensi di promuovere il tributo di lacrime femminile giornaliero salutando quelle povere donne, incappate oggi nell’indicibile sventura di piombare nel tuo campo uditivo?
-Sventura reciproca, ma non intendo dir loro alcunché…della donna bisogna parlare solo agli uomini. Ma sentile, le “emancipate”! A parlar di “tecnocrate”! Degenerate! Tutta colpa tua e degli altri asini di sesso maschile, rimbecilliti amici delle donne, tutti lì a incoraggiare la loro sfemminilizzazione! Ed eccole a spargere fazzolettini imbevuti di lacrime sui tavoli del governo!
Passino le donne degradate alla cultura generale… ma leggere i giornali e occuparsi di politica!
- E immagino tu trattenga la soluzione, vero?
-C’è solo un modo per curare una donna: facendole un figlio!
-Allora sarà meglio non affidare a te la cura delle donne! A giudicare dalla vivacità delle tue frequentazioni femminili, sarebbe davvero ardua come impresa. Ma spiegati meglio.
-Tutto nella donna è enigma, e tutto trova una soluzione: si chiama gravidanza. L’uomo è un mezzo, lo scopo è sempre il figlio. Solo così si redime!
-Sarà, ma a giudicare del dilagare di “quota rosa”, hanno anche molti altri scopi, non trovi?
Possibile che anni e anni di lotte per l’emancipazione ti scivolino addosso così? È una storia che gronda sangue, non solo lacrime, che tanto di infastidiscono!
-Ma smettila! Quanto più la donna è donna, tanto più si oppone con mani e piedi ai diritti di genere.
Dalla rivoluzione francese in poi, con buona pace dei tuoi adorati libri di storia, l’influenza della donna in Europa è diminuita nella misura in cui sono cresciuti diritti e pretese! “Emancipazione della donna”! C’é della stupidità mascolina in questo movimento! D’altronde, lo stato naturale di guerra eterna tra i sessi darebbe alla donna di gran lunga il primo posto!
- Qui ti volevo. Parli così perché avverti il pericolo.
-Bada bene a non sottovalutare la questione. Nemmeno tu rinunci al tuo giocattolino pericoloso
tanto facilmente! L’uomo cerca pericolo e gioco, ed anche per te, più amara è la donna, più ti piace. Esattamente il contrario dei tuoi gusti in fatto di caffè, che per inciso, trovo sinceramente discutibili. Con lo zucchero non hai misura!
- Tu stesso ammetti che in queste cose ognuno ha la sua misura. Mi piace il dolce, lo sai. Sono così da quando ero bambino e non intendo considerare la cosa problematica, quale che sia il tuo parere in merito.
-Figurati, anche nell’uomo adulto si cela sempre un bambino, e ritornando al nostro discorso, le donne questo lo sanno benissimo.
-Oh, finalmente il mio caffè. Con doppio zucchero, se non devo temere di urtare la tua sensibilità con questo affronto al tuo buon gusto.
-Non è me che devi temere. Piuttosto, è delle donne che amano che devi aver paura. Sono tremende, ogni valore è capovolto quando si trovano in questo stato.
-Seguirò il consiglio, da oggi cercherò di farmi odiare da loro, contento? Posso bere il mio caffè?
-Risolvi poco, come in amore non sono mai seconde e amano più di quanto siano amate, perché in ciò consiste il loro onore, così quando odiano, sono più terribili degli uomini.
-Amare più di quanto siano amate? Le vuoi proprio così infelici?
- Infelici? Assolutamente no. Non confonderti. È la felicità dell’uomo che dice “io voglio”. Quella
della donna dice “egli vuole”… è superficie che obbedisce alla sua profondità.
-A sentirti parlare così ispirato, sembrerebbe che tu conosca molto delle donne, eh? Ti ergi a loro
“psicologo”? Eppure non rientrano nelle tue abituali frequentazioni… come se tu avessi
frequentazioni in generale, ma non apriamo la parentesi.
-Davvero? Conosco molte cose? Forse perché nella donna nessuna cosa è impossibile? O forse fa
parte della mia natura dionisiaca?
-Forse. Ora devo lasciarti, ho un appuntamento.
-Dove vai, dalle donne?
-Sì.
-Allora, non dimenticare la frusta!
(simona apollonio)