martedì 31 luglio 2012

Viaggio d’amore nel Salento (di Sossio Giametta)


 Bruxelles, 30 luglio 2012

Caro Mario,

eccomi tornato nell’umido e refrattario Belgio dopo le infuocate e fresche “cinque giornate” salentine! Qui, tornato alla calma e solitudine del mio studio, avrò modo di digerire il pasto da leone – di vita, bellezza, amicizia – fatto in Salento, a partire dalla sua perla, Santa Maria di Leuca, e dalla bella, signorile, ospitale, luminosa famiglia Carparelli: dalla tua famiglia e da te in particolare, artefice magico di questo mio magico viaggio in un mondo dorato, non solo per lo splendore delle terre e del mare, ma anche e soprattutto per il brillare del sole dell’umanità, civiltà e generosità, che accompagnano in Salento ogni vita e attività, a quel che attesta la mia esperienza pregressa e confermata alla grande da queste mie “cinque giornate”.
Il Salento costituisce per me un miracolo: in nessuna cosa moderna, tecnica e tecnologica, imprenditoriale, artistica e letteraria, lo trovo manchevole di qualcosa, anche nell’eleganza e mondanità; ma nello stesso tempo ha conservato tutta la serenità, l’umanità, lo slancio e la generosità che si usa collocare nei tempi andati, in quanto scarseggiano sempre più nelle altre regioni d’Italia, soprattutto al Nord.
Il miracolo dei miracoli è proprio l’imprenditorialità. Ho conosciuto più di un grande imprenditore, e in queste cinque giornate uno in particolare, Antonio Quarta, della “Quarta Caffè”, che realizzano un’armonia tra impresa e lavoro inconcepibile altrove, dove impresa e lavoro sono appunto l’una contro l’altro armati.  D’altra parte Antonio Quarta, non sordo a nessuna umana esigenza dei suoi dipendenti e collaboratori, reinveste gli utili sul territorio, creando sempre nuova prosperità e posti di lavoro. Tutti hanno calorosamente festeggiato nei locali dello splendido Club Azzurro, la sera del 27 luglio, il premio ricevuto dalla ditta Quarta dall’Associazione Regionale Pugliesi di Milano come ambasciatrice della Puglia nel mondo. Negli spazi antistanti l’albergo si sono avvicendati cerimonie (assegnazione ai principali collaboratori di targhe-ricordo), canzoni e intrattenimento, sfilate di superbe modelle ungheresi, balli scatenati (la “pizzica” salentina), tra cui quello trasfigurato, irresistibile e travolgente della sacerdotessa di Tersicore Serena D'Amato. Con lei ha poi ballato a lungo lo stesso Antonio Quarta che, innamorato della pizzica, prende da lei lezioni due volte la settimana. Ma nel pubblico, quante persone belle e amabili, alla mano, civili, aperte alla vita e agli altri!...
Un’altra grande scoperta che devo a te, caro Mario, è stato Fernando Proce, la voce più famosa della radio italiana. Affezionatissimo al “maestro” che l’ha formato e portato alla professione e al successo, Marcello Schiavano, un uomo dall’aria contadina, dal cranio rasato e insomma dall’apparenza ultra-popolare, a parte uno sguardo sciabolante straordinariamente espressivo, una “bestia” di umanità che trasuda generosità da tutti i pori, Fernando è un ragazzone che solo a vederlo ti mette di buon umore, che trasmette un messaggio di umana robustezza, di maschio vigore, ma insieme di contenuto entusiasmo, di misura, raffinatezza e grazia. Sentirlo alla radio RTL 102.5, dove trasmette ogni mattina dalle 9 alle 11, con la sua sempre attiva fantasia e il suo fluido, spiritoso e accattivante eloquio, in profondità serio, è una cura ricostituente, un mattutino messaggio di umanità rasserenante. Nello “sperduto” paesino di Racale, attaccato, caro Mario, alla tua Ugento, ha costruito uno studio di ultima modernità, da cui si collega, attraverso Radio Salentuosi, a tutte le stazioni radio dell’Italia e del mondo.
Come è stato bello, caro Mario, pranzare coi tuoi genitori, con Marcello, Fernando e altri amici giovani e meno giovani, in quel luogo di delizie che è la trattoria Terra Masci di Rino Cordella, sempre pronto a soddisfare i desideri dei suoi clienti, che su mia richiesta mi ha preparato un eccellente polpo in pignatta e una splendida parmigiana di melanzane, senza parlare dei sauté di cozze, degli spaghetti all’aragosta e di altre leccornie che arrivano quasi da sole sulla tavola, per prezzi più che abbordabili, quando non è il trattore stesso a offrire magari a dieci avventori, come anche è accaduto una volta, e come non era mai accaduto e mai accadrà altrove, e meno che mai in Belgio, dove vivo da quarantasette anni!
Ma per una volta, sabato 28, abbiamo lasciato Rino per gustare le delizie di casa Ottino, affacciata sullo splendido porto turistico e sul glorioso circolo velico “Yacht Club Leuca”, di cui sei segretario. Lì l’affettuosa e generosa Maria imbandisce i suoi famosi piatti, che si tratti della genovese o, come questa volta, delle orecchiette con le rape, che nella sua forma vellutata non avevo mai gustato prima. Tutto ciò mentre il gigante buono e cantautore Enzo Ottino (per te Enzottino) – che però dovrebbe chiamarsi, anche per i suoi miti ma frequenti e rumorosi ruggiti all’indirizzo della tenera Maria (estremo lusso da lei concessogli di un assoluto amore), Ottone (Enzottone), se i nomi, come sostiene Socrate nel Cratilo platonico, dovessero esprimere l’essenza delle cose – ci fa sentire l’ultima lullaby da lui composta, da inserire tra i venti pezzi dei due CD che sta preparando.
Ma già il primo giorno, 25 luglio, abbiamo in serata lasciata Leuca alla volta di Tuglie. Qui infatti ci aspettava una bella manifestazione nell’ottima biblioteca comunale, in cui espongono attualmente due bravissime, ispirate e mature pittrici, Francesca Testa e Gabriella Torsello. Su in alto, in terrazza, un pubblico numeroso e attento si preparava ad ascoltare il famoso dantista Luigi Scorrano, che presentava l’ultimo libro di poesie, “Il passo della notte”, di Elio Ria, un uomo e poeta di un candore, di uno slancio e di una generosità assoluti, tutto aperto, con un eterno sorriso, alla vita e alla vita degli altri. Dopo che, invitata al tavolo del presentatore e dell’Autore, ha parlato Gabriella Torsello, un cui quadro è riprodotto nella copertina del libro, ho avuto la sorpresa di ascoltare i più informati e generosi riconoscimenti fatti ai miei studi e un cordiale invito a intervenire con qualche mia parola per illustrare il mio ultimo libro-intervista, Il bue squartato e altri macelli. La dolce filosofia, che così dunque è stato a sua volta presentato al pubblico di Tuglie.
Naturalmente non sono mancati i bagni nelle limpide acque di Leuca. Siamo andati, la mattina tardi, al Samarinda, ottimo, moderno e attrezzato stabilimento balneare del lungomare, salutati dal dolcissimo sorriso di Roberta Pirelli, la giovane proprietaria attorniata da uno sciame di collaboratori che, pronti a scattare a ogni desiderio espresso dai clienti, mettono tutti a loro agio e li fanno sentire ospiti graditi. Lì pullulano, caro Mario, le bellezze salentine e i tuoi amici, tutti interessanti. Peccato non aver potuto, a causa del fascino irresistibile di Rino, anche assaggiare le squisitezze del ristorante, di cui si dice un gran bene. Ma sarà, spero, per la prossima occasione.
Uno spettacolo grandioso è stato anche, sabato sera, la festa offerta da Pieluigi Celli, direttore generale (fra tanti altri titoli) dell’università Luiss di Roma, nella sua grande villa con piscina tra Specchia e Taurisano. È stato un peccato, caro Mario, arrivarci quando la cena, chissà come squisita e succulenta, era terminata. Ma c’eravamo attardati a Taviano, dove si era appena svolto l’avvenimento per il quale principalmente mi hai fatto venire a Leuca: la presentazione del mio libro presso il Vico degli scettici, ospiti de “La Busacca”, un vivaio di attori guidato e gestito dal magnanimo e famoso attore Francesco Piccolo. Lì, davanti a uno sceltissimo pubblico – e mi piace ricordare la graziosa Stefania Bocco per l’appassionata attenzione dedicata alla manifestazione – ho cercato di dare al pubblico chiarimenti fondamentali per capire autori e avvenimenti capitali della nostra storia e della storia dello spirito europeo, in ciò aiutato e stimolato da due straordinarie ragazze, salite con me in palcoscenico: una studentessa ventunenne, Erika Sorrenti e una laureata ventiquattrenne, Simona Apollonio. Erika mi ha fatto, con un discorso straordinariamente preciso, articolato e maturo, una domanda importante su Schopenhauer, e, Simona, ribollente di sentimento e di passione nietzschiana sotto la soavità del suo viso d’angelo fiorentino, mi ha invece fatto, dopo un discorso di pari maturità e acutezza, una domanda su Nietzsche. Un pubblico così serio, autentico e motivato mi ha ispirato e spinto a dare il meglio di me, e spero che il generoso ”investimento” fatto col suo invito da Francesco Piccolo non sia stato inutile.
L’ultima bellissima cosa, caro Mario, delle tante che ho vissute e qui descritte sommariamente, è stata la festa dei bambini organizzata da tua sorella Saveria, per il compleanno della sua prima bambina, Laura, nei meravigliosi spazi in vista del mare della villa dei tuoi. Che spettacolo esaltante, vedere tanti bambini gioire insieme e inconsapevolmente apprendere, attraverso il divertimento in comunione, quelle che diventeranno poi la socievolezza e la civiltà delle persone adulte! Che spasso vedere tanti bambini reagire armoniosamente agli incitamenti della brava animatrice, brava anche per il costume alla Disney indossato per l’occasione! Che bello, anche, veder poi tutti i bambini assisi ai piccoli tavoli per quattro approntati in un apposito “ristorante dei bambini”! E vederli infine riuniti, con mamme e papà, intorno al tavolo accanto alla villa per il taglio della torta. Non è la prima festa grandiosa a cui assisto nella Villa Carparelli, ma questa è stata certo la più fresca e graziosa, e in essa c’era certamente, come già alla festa di Celli, buona parte del gotha salentino.
Grazie a tutti, caro Mario, grazie a tutto il Salento, ormai famoso nel mondo e sempre più frequentato dal turismo internazionale, ma grazie soprattutto a te, alla tua abnegazione, con la quale hai minutamente e pazientemente organizzato il mio viaggio, l’ospitalità e i lunghi accompagnamenti più notturni che diurni, prima da Bari a Leuca, poi da Ugento a Brindisi, a cui hai immolato il tuo sonno e le tue pur urgenti occupazioni. Possano la vita e la fortuna compensartene, con qualcosa di più del mio semplice ringraziamento e tenace affetto, per te e per i tuoi e miei cari.

Sossio