lunedì 16 luglio 2012

Benedetto Croce, Ultimi saggi

Nell’edizione nazionale (Bibliopolis) delle opere di Benedetto Croce, vanno in libreria gli Ultimi saggi, a cura di Massimo Pontesilli, che in una lunga Nota ne circostanzia la composizione e ne aiuta la comprensione (pagine 592, euro 35). Gli inglesi hanno due parole per dire “ultimi”: latest (i più recenti) e last (gli ultimi). Noi ne abbiamo una sola, e ciò fa sì che Croce abbia dovuto spiegare nell’Avvertenza che gli Ultimi saggi non erano gli ultimi, come credeva che sarebbero stati, perché molti altri ne erano seguiti in altri tredici anni di attività. Egli lasciava però il titolo, per “l’agevole ricerca e citazione degli scritti stessi”.
In questa Avvertenza Croce commenta brevemente le tre parti del libro: I. Estetica; II. Logica ed etica; III. Eternità e storicità della filosofia. I contenuti sono dunque vari e toccano tutte le discipline da Croce trattate, sicché inoltrarsi in questi saggi è un po’ come inoltrarsi nel mare, quando fa caldo come adesso, traendone il rinfresco e la voluttà dell’immergersi in un elemento limpido e delizioso, che accoglie e risana dai morbi di cui è ammorbata l’arzigogolata e pretenziosa filosofia attuale, dove gli autori cercano di imporsi al lettore a forza di brillanti variazioni, pseudomisteri e toni oracolari, invece di accoglierlo, ragionare con lui pacatamente e guidarlo da amico sugli impervi sentieri della ricerca filosofica, così come fa Croce. La ricchezza e varietà di questo libro non devono dunque spaventare: sono doni preziosi offerti graziosamente: quante cose chiariscono, che tanti desiderano capire! In fondo a questi così diversi scritti scorre, come un vasto fiume, un senso unitario ed epocale in cui essi confluiscono appunto come affluenti di un fiume.

Ora, qual è questo senso unitario ed epocale che scorre maestosamente sotto tutte le opere di Croce? Croce lo ha spiegato e lumeggiato in tutti i modi ed esso splende nelle sue opere come un sole. Ma è stato mai capito? È stato mai veramente capito Croce? Croce è stato certo commentato a iosa, in bene e in male, ma è stato più frainteso che capito, sicché si capisce che Nietzsche, per esempio, a un certo punto non volesse più essere conosciuto, dato che ciò avrebbe significato essere frainteso. Frainteso è stato Croce, tanto per cominciare, nel suo famoso saggio Perché non possiamo non dirci cristiani. Esso è stato infatti inteso come una correzione di buonismo e di calore all’arida e fredda laicità altrimenti sostenuta, mentre rappresenta la pietra miliare di tutta la missione filosofica di Croce, che comprende sì l’amministrazione e trasformazione della grande eredità degli idealisti, ma non si limita ad essa. Croce non è un protagonista dell’età moderna, è l’apostolo di essa. Egli ha colto la più profonda esigenza che il tramonto sostanziale del cristianesimo, consumatosi alla fine del medioevo, comportava: il rinnovamento della spiritualità cristiana in altra forma, cioè in forma laica ma non per questo inferiore per ispirazione ed entusiasmo allo spirito cristiano. Perché, è chiaro che lo tsunami laico, critico-scettico-distruttivo, è il primo maxifenomeno provocato da tanta rovina. Montaigne e gli altri moralisti francesi ne sono chiari esempi. Ma l’uomo ha un bisogno ineludibile della più alta spiritualità, diciamo pure che non può vivere senza religione. Esauritasene una, deve succederle un’altra. Ma per edificare una nuova religione non basta criticare l’antica. Non basta capire, come solo Croce ha così ben capito, i progressi in senso laico che gli eventi capitali della storia dell’epoca rappresentano, come quando per esempio dice: “il Rinascimento cercò l’antichità greco-romana e trovò la realtà e la natura, e la Riforma cercò il cristianesimo evangelico e trovò il libero pensiero e la critica”. Occorre passare a una religione che abbia la stessa potenza spirituale di quella mitologica antica, il che non era e non è ancora oggi un compito facile.
Il primo a varare una vera e propria religione laica, immanente, la religione dell’amore per la vita caduca, per “l’oro prezioso dell’essere”, come dice un poeta sconosciuto (Antonio Di Nola dell’università di Salerno), era stato Nietzsche, in particolare nello Zarathustra. Ma Nietzsche non si era reso pienamente e fermamente conto di questa sua altissima missione, che dava senso unitario all’età moderna e costituiva l’approdo del processo che fino a lui si era svolto sui due versanti, quello laico-scettico appunto (Montaigne, Spinoza ecc.) e quello conciliante col passato (Cartesio, Malebranche, Leibniz, Hegel ecc.); poi, incattivitosi col cristianesimo, era sceso ad affrontarlo in un dubbio duello personale, invece di proseguirne il superamento sull’alto cammino dell’affermazione tragica zarathustriana.

Questa nuova religione è il destino dell’Occidente. Ma essa non si afferma da sola. Si afferma grazie ai suoi apostoli, alcuni dei quali sono stati Bruno, Spinoza, Goethe e Bertrand Russell. Ma l’apostolo di essa, preminente per chiarezza e sicurezza di sé, è stato appunto Croce, con la sua religione dello Spirito, dei valori nel loro continuo farsi storico. Ciò soprattutto egli dice nel suddetto saggio (Perché ecc.) e ciò ribadisce in questi Ultimi saggi, in particolare nelle due parti di Le due scienze mondane, l’Estetica e l’Economica, e nell’indirizzo inviato al sesto Congresso internazionale di filosofia di Cambridge, Mass., nel settembre 1926, Punti di orientamento della filosofia moderna.
Ma affluenti di questo gran fiume sono, come abbiamo detto, tutti gli altri saggi, di esposizione e delucidazione dei tanti problemi che questo maestoso movimento moderno ha suscitato sul suo cammino, e capolavori artistici oltre che filosofici sono certe trattazioni, come per esempio La grazia e il libero arbitrio, L’apoliticismo (la questione dell’intellettuale organico), Ciò che la filosofia non deve essere: la filosofia tendenziosa, mentre esempi preclari della sua generosità e giustizia sono altri saggi, come la rivalutazione dell’estetica di Schleiermacher e le note in margine al “Vom Kriege” di Clausewitz. Esempi della sua energia combattente sono infine la sua avversione alle teorie del comico, alla filosofia della natura, all’unità panlogistica di Hegel, alla filosofia accademica e alla figura pagliaccesca del “filosofo” di vecchio stampo. Anche in filosofia, credetemi, si può andare al mare a rinfrescarsi. Andate, cari lettori, al mare con Croce. 


Sossio Giametta