martedì 13 marzo 2012

Si (re)introduca Vanini nell’Abbagnano-Fornero. Lettera aperta

Quando si trovò a dover stilare la lista dei filosofi del Rinascimento da citare nella sua celebre Storia della filosofia, Nicola Abbagnano non esitò a inserire in quella speciale lista, accanto ai vari Bruno, Telesio, Ficino, Campanella ecc., anche Giulio Cesare Vanini (Taurisano 1585 – Tolosa 1619). Il salentino Giulio Cesare Vanini.

Lo collocò, precisamente, nel capitolo Rinascimento e aristotelismo, tra gli Altri aristotelici, cioè tra gli aristotelici “minori” rispetto a Pomponazzi, e cioè Cesalpino, Zabarella e Cremonini: «Il tramonto dell’aristotelismo averroistico è segnato dalla figura di Giulio Cesare Vanini nato verso il 1585 nel napoletano, che fu arso vivo a Tolosa come eretico nel 1619. Nella sua opera principale De admiransis naturae reginae deaeque mortalium arcanis ricorrono le tesi tipiche dell’aristotelismo rinascimentale ed altre di Cusano: l’eternità della materia, l’omogeneità della sostanza celeste con quella sublunare, l’identità di Dio con la forza che regge il mondo e la forza naturale degli esseri. Nessuna originalità, ma quasi un riassunto col quale si chiude un aspetto della ricerca naturalistica del Rinascimento».

Così si legge testualmente nel volume – il secondo dei tre originari in cui si articola la prima edizione della Storia della filosofia – intitolato Filosofia del Rinascimento. La filosofia moderna dai secoli XVII al XVIII e pubblicato per la prima volta nel 1948, sessanta e più anni or sono.

Il giudizio su Vanini – «nessuna originalità» – è poco lusinghiero, ma risente ovviamente dello stato dell’arte degli studi vaniniani dell’epoca. Siamo ancora lontani dalla Vanini Renaissance innescata da Andrzej Nowicki, Emile Namer, Antonio Corsano (a partire dalla fine degli anni 50’) e compiuta, successivamente, da Giovanni Papuli e Francesco Paolo Raimondi.

Per la cultura filosofia italiana della prima metà del Novecento Vanini è solo un «plagiario» e le sue opere non sono altro che un «plagio gigantesco». Questa, almeno, la tesi sostenuta tra il 1933 e il 1934 dallo studioso vaniniano Luigi Corvaglia, la “fonte”, diretta o indiretta, di Croce, Gentile, De Ruggiero fino ad arrivare ad Abbagnano.

Indipendentemente dal giudizio, ciò che in questa sede ci preme rilevare è che comunque Vanini, o meglio un paragrafo a lui dedicato, nella edizione originaria della Storia della filosofia di Abbagnano c’era. Anzi, c’è. Intendo dire nelle edizioni Utet e Tea ancora in commercio.

Un paragrafo che, a partire dal 1986, è stato riprodotto, sebbene in forma ridotta e rivista, in tutte le rielaborazioni ed evoluzioni dei "classici" testi di storia della filosofia di Abbagnano editi dalla Paravia («l'Abbagnano piccolo») e dalla Utet («l'Abbagnano grande»), fino alla penultima edizione di Protagonisti e Testi della Filosofia, risalente al 2001. Qui si legge ancora: «L’ultimo rappresentante dell’aristotelismo averroistico è Giulio Cesare Vanini nato verso il 1585 nel napoletano, arso vivo a Tolosa come eretico nel 1619. Il Vanini sostiene l’eternità della materia ed identifica Dio con la forza che regge il mondo, ritornando così al panteismo averroistico».

Ma si tratta dell’ultimo riferimento a Vanini. Nel 2007, infatti, quando esce Il nuovo Protagonisti e Testi della Filosofia, come per magia Vanini scompare. Cioè scompare ogni riferimento a Vanini, persino nell’Indice dei nomi.

L’aspetto paradossale della vicenda è che questa bocciatura casca proprio in un momento d’oro per la fortuna di Vanini. Forse il momento di maggior fortuna per lo sfortunato filosofo.

Mentre l’editore e il curatore del più diffuso manuale scolastico e universitario di filosofia decidevano (in buona, anzi ottima fede, ne sono certo) di “tagliare” Vanini, sul filosofo salentino uscivano, infatti, due pubblicazioni destinate a valorizzarne, rilanciarne e riscattarne definitivamente la figura e l’opera: una monumentale e fortunatissima biografia a firma di Francesco Paolo Raimondi (Giulio Cesare Vanini nell’Europa del Seicento, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa-Roma 2005) e, nel 2010, una nuova edizione e traduzione delle opere presso la prestigiosa collana di filosofia Bompiani “Il Pensiero Occidentale”.

Due vere e proprie pietre miliari preparate e accompagnate, negli ultimi anni, da una lunga serie di saggi e articoli apparsi in Italia e all’estero (presso riviste come «Physis», «La Lettre Clandestine», «Kairos», «Bruniana & Campanelliana»); dalla pubblicazione (nel 2000 e nel 2003) degli atti dei due convegni internazionali di studi su Vanini del 1985 e del 1999; dalla ristampa, nel 2006, dei fondamentali studi vaniniani di Giovanni Papuli; dall’inserimento di Vanini (con Bruno e Campanella) nell’Archivio digitale dei filosofi del Rinascimento dell’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee (Iliesi) del Cnr e chi più ne ha più ne metta.

Contributi grazie ai quali la bibliografia vaniniana ha raggiunto ormai quota 9.000 titoli (che abbracciano una cinquantina di idiomi, tra cui il cinese e il giapponese) e, soprattutto, al filosofo salentino è oggi unanimemente ed universalmente riconosciuto un posto di rilievo nel panorama del razionalismo europeo del primo Seicento (posto che anche Hegel gli riconobbe nelle sue Vorlesungen sulla storia della filosofia).

Tutte premesse da cui emerge che risulterebbe utile, opportuno e, mi permetto di dirlo, doveroso reintrodurre Vanini nell’Abbagnano-Fornero, tanto più che in molti manuali di filosofia meno illustri e diffusi si dedica alla sua figura almeno un paragrafo, se non un intero capitolo.

A tal proposito, in qualità di studioso vaniniano, mi servo di questo spazio filosofico, gentilmente concessomi dalla testata 20centesimi, per chiedere formalmente e pubblicamente alla Spett.le Casa Editrice Paravia e al Chiar.mo Prof. Giovanni Fornero di valutare l’opportunità di reintrodurre nelle prossime versioni dei manuali di filosofia della linea Abbagnano-Fornero, e particolarmente ne Il nuovo Protagonisti e Testi della Filosofia, un nuovo e aggiornato capitolo dedicato alla figura e all’opera di Giulio Cesare Vanini, per la stesura del quale dichiaro sin d’ora la mia disponibilità a collaborare a titolo gratuito ovvero a fornire i contatti degli studiosi vaniniani più illustri e titolati di me.

Mario Carparelli