giovedì 23 agosto 2012

Una intricata ragnatela: filosofia della pizzica


Mi sono innamorato della pizzica come di una “beddha vagnona te lu Capu...”
Con lo stesso carico emozionale, con una folgorazione improvvisa e profonda che mi ha portato inaspettatamente ad entrare in una dimensione parallela.
Che in fondo era lì, accanto a me, da tutta la vita, ma che non conoscevo e alla quale non avevo mai permesso davvero di attraversarmi.
È stato un incantesimo dovuto a quel potere ipnotico e alchemico che la pizzica, sono sicuro, ha.
Ed in un attimo, mi sono ritrovato a varcare la soglia, ad essere accolto in un popolo di tarantati, a parlare con un linguaggio del corpo che non sapevo mi appartenesse, ad inseguire un fitto calendario di impegni, a dipanare il filo di una intricata ragnatela. Per poi esserne catturato, inebriato, avvinto.
La pizzica non è solo musica e canto. È un codice che tocca corde profondissime.
Ballare la pizzica significa conoscere il tormento e l'estasi, il pathos e la catarsi. È un'attività psicofisica che ti rende caratterialmente migliore.
Significa sentire il battito congiunto... del tamburrello e del cuore…!
Perché la pizzica è un fatto di sangue. Di terra. Di sale... d'amore...!
E dovrebbe essere coltivata come un'arte, tramandata come un bene prezioso. Trasversalmente. A tutti.
Insegnata nelle scuole. E io mi impegnerò a realizzare questo progetto!
La pizzica è il salentino canto di Orfeo.
È la colonna sonora, la pulsazione di un luogo vero, audace, profondo, importante... il nostro Salento.
La pizzica è “la vita noscia e ci la balla campa cent'anni...!”

Antonio Quarta
(Amministratore Unico Quarta Caffè S.p.A.)