giovedì 28 giugno 2012

La Batracomachia di Verrecchia

Il Festspielhaus di Bayreuth, com’è noto, fu concepito nell’unico intento di rappresentarvi degnamente i drammi musicali di Richard Wagner. Eppure, con buona pace dello stesso Wagner, pare che presso la collina di Bayreuth si consumino, nel cuore di torride notti d’estate, drammi di tutt’altro genere e natura; a darne notizia è la penna sempre vivace e irrequieta dell’ormai scomparso Anacleto Verrecchia, nel suo racconto La Batracomachia di Bayreuth, Nietzschiani contro wagneriani (che dà il titolo al suo ultimo libro, edito da Il Prato per la collana I Centro Talleri). 

Quattro wagneriani, se pur sfiniti dalla visita in un’assolatissima Bayreuth, non riescono a prender sonno per un insopportabile baccano che infesta le loro camere d’albergo; dalle finestre delle loro stanze però, non si scorge anima viva cui possa essere imputato tale inopportuno schiamazzo. Un gentile inglese giunge in loro soccorso per svelare che quel sovrapporsi di voci rauche e spezzate deve attribuirsi ai nuovi seguaci di Nietzsche, giunti a darsi battaglia, provocatoriamente, proprio presso il domicilio dei wagneriani: è una “batracomachia” appunto, una battaglia tra rane dall’incomprensibile gracidare, poiché si sa che «i nietzschiani non si capiscono neanche fra di loro».

Difficilmente si potrebbe credere che tale titolo dai chiari richiami pseudo-omerici sia da spiegarsi solo con vaghe somiglianze cromatiche tra i simpatici anfibi e i nietzschiani sovente inverditi dagli eccessi di bile; se la celebre Batracomiomachia è parodia della grande epica eroica, la Batracomachia di Verrecchia è irriverente satira di quelle vicende, non proprio epiche, che fin dal principio hanno caratterizzato la critica nietzschiana, i cui protagonisti sono ormai così numerosi da non potersi più accontentare delle aule universitarie per le loro adunate, e devono riversarsi in parchi pubblici o radure.

Non per nulla, il racconto è da intendersi, secondo le raccomandazioni dello stesso autore, come coda satirica del precedente studio La catastrofe di Nietzsche a Torino, segno evidente che in esso ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o persone realmente esistenti sia tutt’altro che puramente casuale. Dichiarato intento di quel libro era riscrivere, nel fedele rispetto di quanto realmente verificatosi, l’ultimo, drammatico, capitolo della biografia di «questo dinamitardo della morale costituita», sottraendolo alla visione profondamente distorta che ne avevano dato tutti coloro che, al precipitare di Nietzsche nel buio della follia, si erano messi a «strillare la morale del Superuomo». Il racconto La batracomachia di Bayreuth è pungente satira del gigantesco “mito Nietzsche”, da Verrecchia preso di mira già nello studio del 1978, poiché «nulla, più dei miti, è contrario alla verità, così come nulla, per ristabilire la verità, è più necessario della demitizzazione». Né l’irriverenza dello stile può disturbare il lettore abituato a destreggiarsi tra gli innumerevoli titoli della bibliografia nietzschiana perché, come lo stesso Verrecchia già nel 1978 avanzava in sua difesa, considerando il linguaggio bislacco ed enfatico di tale bibliografia, «là dove tutti pregano e osannano, una risatina non ci sta poi tanto male».

Ha ragione Vittorio Mathieu nella sua prefazione, a ritenere sleale rivelare i nomi dei nietzschiani che Verrecchia chiama a raccolta in questa batracomachia notturna: così indistinte, proprio come il gracidare delle rane in uno stagno, le loro voci non possono che equivalersi, smarrendosi in discorsi inconcludenti e annullandosi a vicenda, come dimostra il fatto che «dopo quasi un secolo di studi e di commenti, nessuno sa esattamente quello che abbia voluto dire lo stesso Nietzsche». Se ognuna di quelle voci senza volto contribuisce solo e soltanto a gettare ulteriore scompiglio su quel campo di battaglia in cui, per usare un’immagine di Sossio Giametta, si dilania e si fa impunemente a pezzi Nietzsche come si potrebbe squartare un bue, si tratta di una voluta omissione così carica di significato polemico da rendere inopportuna ogni chiarificazione.

Se anche Nietzsche, come “uomo” e non solo come “filosofo”, non esce proprio indenne dalle mani di Verrecchia, sorge nel lettore di questa Batracomachia il lecito sospetto che molti nietzschiani siano esattamente ciò contro cui Nietzsche predicò tutta la vita… e coloro contro i quali avrebbe voluto insegnare ai suoi discepoli a combattere.

Simona Apollonio


Commenti (14)

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Peccato che Verrecchia fosse un appassionato di Schopenhauer.
Tra l'altro, un filosofo che non riconosce l'importanza della filosofia analitica del novecento è difficile considerarlo tale.
1 risposta · attivo 667 settimane fa
"un filosofo che non riconosce l'importanza della filosofia analitica del novecento è difficile considerarlo tale": Heidegger, Adorno, Marcuse, Gadamer non erano filosofi, dunque?
A livello logico la tua confutazione fila. Adorno, Marcuse, Gadamer etc erano sicuramente a passo con la storia e la situazione socio-politica e sprituale dell'epoca. Sappiamo tutti cosa è successo nel novecento, grazie al Tractatus di Witt o all'antinaturalismo di Moore , non-cognitivismo di Ayer e così via. Considerare tutto questo "insignificante" mi sembra azzardato. Verrecchia non ha fornito nulla di adeguato a compensare a ciò che criticava.
E tanta gente come Verrecchia è adulata e glorificata in nome di un'ignoranza filosofica tumorale.
Si pubblicano ancora saggi su Marx e Schopenahuer. Ecco l'agnello d'oro della filosofia.
Diamo il benvenuto alla "Filocopia" Schopenhaueriana che Verrecchia ha tanto amato.
Mi scuso per alcune forme grammaticali non corrette.
1 risposta · attivo 667 settimane fa
Chiaramente non critico i saggi a uso didattico sui vari filosofi, ma una ricerca disperata a riguardo.
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Pomponio Usciglio · 667 settimane fa

Non mi risulta che Verrecchia sia stato mai “adulato e glorificato”. Al contrario, mi risulta che sia stato contrastato violentemente dalla Chiesa e dalla casta degli accademici. Lui era un libero pensatore, come Bruno e Vanini, filosofi che ha amato tanto e per i quali ha fatto tanto. Per quanto riguarda il tuo giudizio su Marx e Schopenhauer, mi sembra che tu cada nel medesimo eccesso e nella medesima radicalità che attribuisci a Verrecchia a proposito della filosofia analitica. La critica del capitalismo di Marx e l’etica della compassione di Schopenhauer non mi sembrano affatto l’”agnello d’oro della filosofia”. Detto questo, mi pare che la recensione di Simona Apollonio non sia affatto un panegirico, ma un'analisi molto accurata ed equilibrata del testo di Verrecchia. Grazie per l'attenzione.
1 risposta · attivo 667 settimane fa
Non intendevo offenderti, ma leggendo velocemente mi sono reso conto solo adesso di aver letto male il tuo nome.
Cordialità
Mio Caro Pompilio, la filosofia necessità una svolta radicale che personaggi come Verrecchia non offrono.Svolta radicale che Marx e Schopenhauer non offrono più (nel 2012). Anzi, svolta che Schopenhauer non ha mai offerto a differenza di Marx. Dovresti leggere con attenzione quello che scrivo:"Si pubblicano ancora saggi su Marx" etc etc. Ciò vuol dire che reputo insensati alcuni lavoro su Marx, NON DI MARX. Mi parli dell'etica della compassione, ma Verrecchia si è mai interessato ai Principi Ethica?
Sicuramente questo articolo non porterà cambiamenti alla cultura filosofica-letteraria italiana, ma con questo non voglio negare o non permettere la sua esistenza.
Grazie a te per il tempo dedicatomi
Verrecchia se pur libero pensatore è includente. Non ha aggiunto nulla di REALMENTE VALIDO alla filosofia, tanto che il suo maestro (Schopenhauer) ha realizzato un palese copia-incolla di varie filosofie.
Mi riferisco "Al mondo come volontà e rappresentazione".
Per quanto Riguarda Vanini e Bruno, conosciamo tutti il loro grande contributo. Come Marx etc. Su questo non ho nulla da obbiettare. Se lei, Pomponio, è capace di confutare la mia tesi riguardante l'irresponsabilità di Verrecchia nell'aver adottato un maestro di scarso contenuto filosofico, in quanto già presente in innumerevoli filosofie, come Schopenahuer, sarò lieto di rivedere la mia posizione.
Attendo con ansia una sua opinione e di tutte le 204 persone che hanno messo mi piace a questo articolo. Mi dispiace che l'autrice non abbia espresso alcun pensiero a riguardo.
Pomponio Usciglio's avatar

Pomponio Usciglio · 667 settimane fa

È evidente che partiamo da punti di vista troppo distanti. Non spetta certo a me convincere chicchessia della grandezza e dell’originalità di Schopenhauer e dell’importanza del contributo che Verrecchia ha dato alla cultura italiana ed europea. Ormai è Storia. E la Storia, nel bene e nel male, non si cambia. L’auspicio comune è che la filosofia giunga a una svolta radicale che le ridia la forza di cambiare la realtà, senza più limitarsi ad interpretarla, tanto per restare in tema. È stato un piacere. Alla prossima!
Non posso che interpretarla come un abbandono della discussione. Parola di filosofo dovrebbe essere un forum, non pubblicazioni fine a se stesse.Parole di filosofi non ne vedo, e non è bello riempirsi la bocca con parole dette da altri. Provo dispiacere, perchè questa non è altro che l'ennesima prova della condizione culturale italiana: discorsi fuorvianti che non conducono a nulla. Ho mosso critiche, nessuno si è degnato di prestarmi attenzione,a parte lei e il gentile Diego e vi rispetto per questo. I 204 mi piace?l'autrice dell'articolo?dove sono?
è solo una mia opinione, ma le vetrine devono essere rotte.
è stato un piacere per me.
è facile giustificarsi con la storia. Anche il fascismo lo è, non per questo politicamente adeguato. Ed è oggettivo , sia da un punto di vista etico che politco che non lo sia. Se il fascismo porta morte, Schopenahuer ignoranza. Mi spiace ma non accetto qualcosa sol perchè è presente nei libri di storia o di filosofia.Bisogna sviluppare la giusta capacità critica che ahimè, a conti fatti, non esiste più. Non credo che Vanini si sarebbe permesso un tale lusso storico.

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